😉 sì, lo so che ora si usa “colorato” ma è il solito “politically correct”, quello che vuol continuare a distinguere per distinguersi, nella solita antica logica del “dividi et impera” che perseguono un po’ tutti i poteri, di qualsiasi colore.
in realtà dice bene Kurosh Danesh: “Non esiste lo sciopero generale etnico. Esiste lo sciopero generale dei lavoratori”.
invece uno sciopero di questo tipo rischierebbe di essere controproducente proprio per gli immigrati, perché potrebbe innalzare un muro, nonostante e proprio quel buonismo che vorrebbe portar altri in piazza.
è ovvio che se poi partecipassero tutti anche il Paese si fermerebbe ma “tutti” è un’utopia e sposterebbe comunque il “focus” dello sciopero..
ne abbiamo già discusso in quel post di inizio mese, o almeno io ho esposto ciò che ne penso.
[a proposito, dovresti cercare di sistemare quel dibattito ché, col cambio di server, per capirci qualcosa bisogna esser esperti di slalom! 😉 (i commenti sono finiti in ordine alfabetico per autore e non per data)]
tra l’altro, a rendere comprensibile il mio ragionamento, è proprio una statistica riportata da Civati ancora nel primo capoverso a pag. 2 dei suoi “slogancontroslogan” e che ieri ho tralasciato per accennarne nel proseguio: “- 426.000” e “- 200.000” a fronte del “+ 222.000” di “nuovi occupati”.
ecco, non credo che i due segni “-” si riferiscano a persone in quiescenza quanto piuttosto a persone in cerca affannosa di ricollocazione. e sono 626.00 fra stanziali e immigrati.
[quelli che a vario titolo rientrano nelle statistiche perché in realtà sono molti di più]
e non mi stupirei – dato che le statistiche son statistiche – che fra i 426.000 stanziali (italiani) una buona porzione sia di cittadini italiani “di origine straniera” ma ormai a pieno titolo cittadini italiani.
certo, son quasi mezzo milione di persone che per il mondo dei servizi e del lavoro in generale non esistono, non appartengono a coloro “che mandano avanti la baracca” ma come potrebbero reagire al quel “hai bisogno di me” di chi appare aver occupato il loro sostentamento?
appare ché non sempre è proprio così ma resta che potrebbe generare rancore più che fratellanza, allontanando più che unire, e nonostante le intenzioni, pur ingenuamente, costruttive dei promotori.
Hirondo ha detto:
😉 sì, lo so che ora si usa “colorato” ma è il solito “politically correct”, quello che vuol continuare a distinguere per distinguersi, nella solita antica logica del “dividi et impera” che perseguono un po’ tutti i poteri, di qualsiasi colore.
in realtà dice bene Kurosh Danesh: “Non esiste lo sciopero generale etnico. Esiste lo sciopero generale dei lavoratori”.
invece uno sciopero di questo tipo rischierebbe di essere controproducente proprio per gli immigrati, perché potrebbe innalzare un muro, nonostante e proprio quel buonismo che vorrebbe portar altri in piazza.
è ovvio che se poi partecipassero tutti anche il Paese si fermerebbe ma “tutti” è un’utopia e sposterebbe comunque il “focus” dello sciopero..
ne abbiamo già discusso in quel post di inizio mese, o almeno io ho esposto ciò che ne penso.
[a proposito, dovresti cercare di sistemare quel dibattito ché, col cambio di server, per capirci qualcosa bisogna esser esperti di slalom! 😉 (i commenti sono finiti in ordine alfabetico per autore e non per data)]
tra l’altro, a rendere comprensibile il mio ragionamento, è proprio una statistica riportata da Civati ancora nel primo capoverso a pag. 2 dei suoi “slogancontroslogan” e che ieri ho tralasciato per accennarne nel proseguio: “- 426.000” e “- 200.000” a fronte del “+ 222.000” di “nuovi occupati”.
ecco, non credo che i due segni “-” si riferiscano a persone in quiescenza quanto piuttosto a persone in cerca affannosa di ricollocazione. e sono 626.00 fra stanziali e immigrati.
[quelli che a vario titolo rientrano nelle statistiche perché in realtà sono molti di più]
e non mi stupirei – dato che le statistiche son statistiche – che fra i 426.000 stanziali (italiani) una buona porzione sia di cittadini italiani “di origine straniera” ma ormai a pieno titolo cittadini italiani.
certo, son quasi mezzo milione di persone che per il mondo dei servizi e del lavoro in generale non esistono, non appartengono a coloro “che mandano avanti la baracca” ma come potrebbero reagire al quel “hai bisogno di me” di chi appare aver occupato il loro sostentamento?
appare ché non sempre è proprio così ma resta che potrebbe generare rancore più che fratellanza, allontanando più che unire, e nonostante le intenzioni, pur ingenuamente, costruttive dei promotori.